Emma Travet vista da Gioia Corazzada “Voglio scrivere per Vanity Fair” (2009- ristampato nel 2014)

Ciao,

sono Emma Travet, ho 26 anni, abito nella ridente cittadina e lavoro come giornalista co.co.co nella redazione di New Mag e de La Voce del Monviso, giornalmente sfruttata dal mio capo, Mr Vintage (non perché sia cool, ma perché indossa solo capi datati che odorano di naftalina, come il suo pensiero). Sapete qual è il mio sogno? Scrivere per Vanity Fair, al quale invio da tempo il mio curriculum e diversi articoli. Prima o poi, almeno per sfinimento, confido che qualcuno mi risponda, per un quarto d’ora di colloquio.

Per arrotondare il misero stipendio ho deciso di improvvisarmi copy writer/ufficio stampa (ri-go-ro-sa-men-te in nero), venditrice di borse e accessori sull’Internet, fotografa con il mio amico Wolfango: la nostra modella preferita è Nonna Olga Dionigia a cui scattiamo foto glam che spediamo a un web magazine inglese a cui piacciono contenuti strambi.

Nella mia vita non ci sono solo io, ma anche il neo marito Marco (precario sì, ma con stile pure lui), Lucilla e Agata, Tati, i miei genitori, Rahma del negozietto vintage, e tanti altri personaggi che rendono più sopportabili le mie giornate in provincia. Alla fine sono una ragazza normale, come ce ne sono tante, che tra avventure e disavventure, con spirito di iniziativa, grinta e ottimismo cerca di seguire le sue aspirazioni. Il mio motto è: non lasciare MAI nulla di intentato. Oltre a una splendida frase della Signorina Snob (Franca Valeri) : “Non mi manca  che far solletico all’Himalaya, poi le ho fatte tutte!”

Emma Travet vista da Gioia CorazzaAh, non ve l’ho detto… in realtà io non esisto ma sono un personaggio nato dalla mente di Erica Vagliengo, giornalista/web writer di Pinerolo (Torino). Un bel giorno decise che era tempo di scrivere un romanzo, ma non sarebbe stata una “faccenda normale”: prima ancora di scriverlo, avrebbe creato il suo alter ego, la sua eroina facendola vivere prima su Internet, per avere un riscontro immediato. E così nacque Emma Travet su Myspace, nel mese di giugno 2007.

Sono trascorsi parecchi anni, un romanzo di carta, un ebook, tante presentazioni, interviste, eventi, video, viagg, ed io sono diventata più nota di lei!

Tutto quanto riguarda il mio mondo lo puoi trovare qui, perché senza l’Internet nulla sarebbe accaduto.

UPDATE:::

Nel 2017 il romanzo è ritornato alla sua autrice. Al momento non è più in vendita, né on line né off line. Ma, visto l’affetto che diverse fan di Emma Travet, hanno manifestato, nonostante siano passati così tanti anni dall’uscita di “Voglio scrivere per Vanity Fair”, magari l’autrice ci ripensa e ci rimette mano.. chi-lo-sa..

La firma di Emma Travet
Il romanzo "Voglio scrivere per Vanity Fair" di Emma Travet

Cosa hanno detto di me e del mio romanzo

  • Tra sofferenza e ironia, ecco i consigli per chi vuole sfondare.

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    Sara Strippoli
    La Repubblica
  • Una piccola storia consigliata al ministro Brunetta, per rivedere la sua teoria sui bamboccioni.

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    Silvia Nucini
    Vanity Fair
  • Brillante, imprevedibile, instancabile, a volte anche stancante (in senso buono), ma pur sempre Emma. Un martello. E va bene così.

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    Massimo Laganà
    Giornalista di Oggi
  • Frenetica. Come chi sa entusiasmarsi per le tante piccole cose che arrivano dalla vita. Solare. Perché non vale la pena di farsi trascinare dal malumore, soprattutto quando arriva la primavera. Combattiva. Con quella innata capacità di trasformare ogni sfida in un obiettivo da raggiungere. Sincera ed elegante come le donne di tanti romanzi che legge, nutrendo la sua fantasia con vorace golosità. Così immagino Emma Travet dalla prima volta in cui ho conosciuto Erica… Che l’ha creata dandole tanto del suo stile.

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    Luca Tom Bilotta
    Scrittore, autore di The Orange Hand
  • Mi sono trasferita a Torino qualche anno fa e non conoscevo ancora bene la città e devo dire che l’inizio non è stato dei migliori, ma poi capisci che è un posto che ti sa dare anche il cuore. Ma ci vuole tempo: è una città sabauda.

    In questo tempo, che ho trascorso a zonzo per conoscere nuove persone, nuovi locali e inserirmi in questa nuova vita, mi sono scontrata un giorno con degli stickers appiccicati a dei pali della luce o ai cartelloni pubblicitari. L’immagine era accattivante e colorata, viola e verde con tanto bianco, non potevo non notarli. Mi soffermo a guardarli e trovo un nome, è una ragazza, una certa Emma T. che posso trovare su Myspace (all’epoca – era il 2008 – e io mi ero già iscritta: sono da sempre una social network lover d’altronde).

    Torno a casa e la cerco subito, la trovo piena di energia e creatività, musica, testi e foto, tante foto. Mi piace, la cerco e dopo poco tempo entriamo in contatto su Facebook. Per un po’ ci siamo anche perse di vista, ma un giorno mi arriva un invito da un negozio della città (nel frattempo mi ero inserita bene): era la presentazione di un libro “Voglio scrivere per Vanity Fair” di Emma T. Penso… ce l’ha fatta! Brava la ragazza.

    Ovviamente vado alla presentazione del libro con un’amica. Una presentazione scoppiettante, inutile dirlo. Non la perdo più di vista, oggi poi siamo anche amiche e sono molto felice che lei abbia pensato a me per la prefazione del suo libro.

    Ci siamo conosciute per caso attraverso un suo sticker, poi attraverso i social passando nottate a scriverci i nostri progetti e oggi nella vita reale.

    Questo è il nostro mondo e Emma T. lo rappresenta benissimo.

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    Francesca Gonzales @lagonzi
    Food blogger & Social media lover
  • Le fan di Emma T sono ragazze di tutte le età, dalla studentessa delle medie alla coetanea di nonna Olga Dionigia. La storia, i personaggi, i temi trattati sono tali da coinvolgere, divertire, interessare un target molto ampio che è già in attesa di una seconda puntata delle gesta normal-vintage-chic di questa eroina contemporanea.  Attraverso Facebook, un gran numero di lettrici continua a restare in contatto con Emma Travet: dal virtuale dei social network alla realtà dei media e ritorno.  Con “Voglio scrivere per Vanity Fair”la lettura diventa un fenomeno interattivo. Si può leggere un’intervista sulla carta stampata e il giorno stesso acquistare il libro per poi la sera parlarne online con l’autrice.

    Emma Travet esce dalle pagine, in cui riesce a stento a trattenere la sua verve, e si rivela molto più concreta di tanti personaggi “veri” del piccolo schermo.

    Ma il vero clou della due giorni è la sessione dedicata alle imprese creative. Tra i campioni, Erica Vagliengo (in arte Emma Travet). Una scrittrice e imprenditrice di Pinerolo. Ha prodotto un romanzo “Voglio scrivere per Vanity Fair”, e lanciato su internet il progetto Emmat: innovativo esempio di self marketing legato al romanzo, che ha come protagonista il suo alter ego.

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    La Stampa
    Quotidiano nazionale
  • Che spiegano ad altri giovani come non rimanere precari a vita, evitando così di ritrovarsi a dover dare da mangiare al pesce rosso del proprio caporedattore in ferie (è accaduto realmente a una tale Gaia, come racconta Erica Vagliengo, autrice del libro “Voglio scrivere per Vanity Fair”). L’invito è a non disperare, ma rimboccarsi le maniche: i periodi di crisi sono periodi di grandi opportunità. Basta saperle cogliere.

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    Fabio Chiusi
    L’Espresso online
  • Spiritosissimo, arguto, ironico, stilosissimo e che sprizza ottimismo in ogni riga, quell’ottimismo ironico che le permette di non mollare il suo sogno: scrivere appunto per Vanity Fair.

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    dailypatrizia.com
  • La prima volta che sentii parlare di Emma Travet fu sfogliando una rivista patinata. Quella ragazza di provincia con sogni e ambizioni che andavano oltre la realtà che viveva mi somigliava, in qualche modo. Leggendola, scoprii che è uno di quei personaggi che riescono a uscire dalle pagine del libro per materializzarsi accanto a te. Così ogni tanto mi ritrovavo a pensare: “Cosa direbbe Emma in una situazione così assurda?”, oppure “Questa vetrina piacerebbe sicuramente a Emma”.

    Quando, meno di un anno fa, ho finalmente conosciuto Erica ho esclamato “Ma allora sei tu!”, perché la curiosità di sapere chi era la penna che aveva creato Emma Travet era forte. Ovviamente Erica non è Emma ma la sua carica travolgente e la sua capacità di osservare le situazioni e la vita con uno sguardo ironico e attentissimo mi danno spesso la sensazione che Emma sia insieme a noi mentre prendiamo un caffè o mentre ci raccontiamo che abbiamo fatto le ore piccole per scrivere.

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    Manuela Vullo
    Copywriter
  • Ironia e simpatia anzitutto.

    Sono le prime cose che balzano dall’incipit di “Voglio scrivere per Vanity Fair” di Emma Travet, piacevolmente ghermiscono e non vi mollano più fino all’ultima riga.
    Flaubert ci aveva azzeccato…anche Emma (ovviamente non la Bovary; ma questa, che è molto più divertente) non ci sarebbe senza Erica.
    Il vero personaggio è lei, che scatena la sua notevole intelligenza in un caleidoscopico mix di: scrittrice, giornalista, moglie, madre, amante del vintage ma proiettata verso il futuro prossimo, golosona, nottambula sempre in affanno per stare dietro a tutto, curiosa di vita e delle persone che la abitano, sfrenata sui social…bionica!
    Si sospetta abbia fatto domanda del dono dell’ubiquità e di giornate di 100 ore. Lei non lo ammetterà mai; secondo me, invece, almeno un contentino gliel’hanno dato.
    Solo un appunto e una richiesta alle sue fans, vi prego sottoscrivete la seguente petizione: «Cara Erica, frena un po’ su tutto il  resto e, per favore, dacci il sequel di Emma. Noi lo stiamo aspettandoooo….»

    Ps: Io so che ci sta lavorando; sarà semplicemente fantastico, pieno zeppo di novità, esilarante… e non vi deluderà.

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    Laura Goria
    Giornalista Marieclaire.it
  • Emma Travet è un rischio. Perché induce a credere che sia un romanzo leggero, da archiviare in un preciso ambito, quello della letteratura chick lit. In realtà ha il dono (meglio, la sua autrice) di affrontare questo tempo pesante con la determinazione e la sana follia di chi sceglie di desiderare. Contro ogni logica (di profitto), Emma Travet va all’assalto della vita quotidiana, spappolata e spolpata, talmente assurda da sembrare un brutto sogno. E lo fa perché animata dalla voglia di vivere. Perché il peggior torto che si può fare a questi anni non è sognare: ma tenere duro e andare avanti. Vivere insomma, e Emma Travet ce lo insegna con leggerezza e gioia.

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    Marco Freccero
    Scrittore e blogger
  • Nel lontano giugno del 2008, girovagando sul web, ho letto un’intervista su mymarketing.net che raccontava le epiche gesta di una scrittrice che, prima ancora di pubblicare il suo romanzo, aveva creato un progetto di promozione davvero originale.
    Sono rimasta colpita dall’energia e dalla determinazione che trasparivano dalle risposte di Erica Vagliengo e così, di getto, le ho scritto offrendole il mio supporto in qualità di editor.
    In questo modo ha preso il via il nostro sodalizio amichevole che si è consolidato nel tempo attraverso la pubblicazione di “Voglio scrivere per Vanity Fair”.
    Nel frattempo Emma Travet ha acquistato una sua “concretezza virtuale”che raramente si riscontra nei personaggi di altri romanzi grazie al talento e all’inarrestabile creatività della sua autrice.
    Sono convinta che i progetti futuri di Erica-Wonder-Woman non potranno che avere risultati scintillanti e, fin d’ora, mi riservo un posto in prima fila per poterla seguire nelle sue mirabolanti avventure.

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    Nicoletta Fabrizio
    Editor e presidente dell'Associazione culturale YOWRAS Young Writers & Storytellers
  • Lei è una moderna Miss Golightly che si muove con passi svelti in un pianeta così eccentrico eppure così autentico da sembrarti la casa che vorresti. Non ha un fratello di nome Fred o le paturnie di cui liberarsi da Tiffany o un autore alle sue spalle di nome Capote, ma, anche lei, è un’incredibile attuale eroina della letteratura. Sia come protagonista dei suoi scritti, sia come autrice di quelle stesse pagine. Appena credi di aver capito chi è ti sorprende con una nuova angolatura della sua eclettica figura. È forte, promettente e sincera, come pochi animi letterari oggi si incontrano. Leggetela, leggetela a grandi sorsi, più che potete. Rimarrete sempre assetati di un altro po’ di lei.

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    Ginger Tea
    Collezionista, fashionista, globetrotter
  • Chi è Emma Travet? Quando rivolgevano la stessa domanda a Don Draper, in una delle migliori puntate di Mad Men, il suo fascino non era ancora ridotto a pulviscolo depositato in fondo a una bottiglia. Il mago di Madison Avenue poteva così rispondere, o meglio non rispondere, trincerandosi dietro quel mistero rauco e profondo che trapelava dalla sua voce. Una di quelle voci che si fanno ascoltare senza alcuno sforzo, e anche quando dicono «sta piovendo» sembra che stiano donando al mondo verità da condividere a ogni costo. Ma Don Draper è un uomo degli anni Sessanta, quando ancora se trovavi un posto di lavoro in un buon ufficio potevi comprarti una casa in centro. Oggi in centro ci abitano solo i politici e i miliardari di dubbia genealogia, ma questo a Emma non interessa… La casa in centro, dico: le piacerebbe, ma non le interessa. La differenza c’è; è la stessa che passa tra le donne che vivevano la performance negli anni Ottanta e che la vivono adesso, con più fatica e senza tailleur armanesco; la stessa che c’è tra le quattro di Sex and the City e chi ora, a distanza di sicurezza dal successo della serie, può riconoscere che la vita non è tracannare più Cosmopolitan possibili nel locale più figo possibile… Dunque, chi è Emma Travet?
    Se i titoli contano ancora qualcosa, be’, Emma Travet è una ragazza che VUOLE.
    È un’entusiasta irriducibile, una comunicatrice per istinto, un’amica preziosa, romantica, d’accordo, ma anche sposina inconsapevolmente kennediana che non scambia l’amore con l’illusione. È una giornalista, scrittrice, blogger, consulente in tuttologia…
    Eccola, Emma. Emma siamo noi. È il suo e nostro desiderio, il suo sogno che è tutti i sogni, tutti gli slanci, il coraggio di chiunque si proietti in avanti, in bocca a quel lupo dispettoso che è la vita. L’abbiamo lasciata alle prese con le solite montagne russe, tra ambizioni, stop e ripartenze, amiche e amici che ognuno di noi dovrebbe augurarsi di avere; l’abbiamo lasciata sulla soglia del suo sogno, anzi di più, con un piede calzato Marc Ellis, ben piantato tra i corridoi della redazione di «Vanity Fair». Uno stage… niente di più. Uno stage, che è come dire lo spazio d’elezione del nostro tempo, il non-luogo che sta risucchiando tutti gli altri. Altro che supermercati, aeroporti, sale d’aspetto, tutta la geografia scandagliata da scrittori e sociologi pronti a dirci che fine orrenda stavamo facendo. Quella fine l’abbiamo fatta, ma non è stata una fine: siamo passati indenni attraverso i cancelli roventi del non-futuro, non-pensione, non-contratto, non-casa, meno-figli, e abbiamo trovato milioni di amici su Facebook.
    Emma Travet non è una che biasima, che filosofeggia: né snob né antisnob, va a vedere l’ultimo di Moretti al cinema ma non si perde la nuova edizione di Masterchef. Emma è la ragazza che siamo tutte. Il mondo è cambiato, il sogno è sempre al di là delle nostre mani tese… il sogno di un amore, di uno stipendio migliore o solo di un lavoro, di un figlio, di diventare “grandi” senza doverci lasciarci l’anima… E sempre di corsa, sempre all’inseguimento di se stessa, eccola di nuovo Emma Travet. Sta per tornare, protagonista di un nuovo romanzo che è un altro pezzo della sua vita. Una vita in cui c’è tanto da coccolare e proteggere: il suo piccolo “hooligan”, innanzi tutto, bimbo con una potenza vocale soprannaturale che concede al massimo due ore di sonno a notte; ma anche il suo matrimonio con Marco, assediato da pericolose ex somiglianti a Monica Bellucci, le sue aspirazioni professionali, e naturalmente le impagabili amicizie che la supportano, con cui confidarsi, ridere, litigare.
    Sta tornando, Emma. Come un’amica che è stata via per un po’. Ci sembra di conoscerla da sempre. Dopo una notte tra biberon e pannolini, è lei che ci sorride, quando ci guardiamo allo specchio, felici, sfinite, disfatte. Ed è già tempo di prepararsi per andare al lavoro…

  • Emma T. o Madamin Travet per gli amici, è un’eroina moderna intrappolata in una ridente e sovraffollata cittadina di provincia dove ridente sta per sfigata e sovraffollata si riferisce all’enorme reparto geriatrico che deambula per le sue strade.

    Sì, perché Emma sogna le cose in grande, sogna le cose giovani e all’avanguardia, vuole scrivere per Vanity Fair e saccheggiare i migliori negozi vintage della città. Peccato che nessuna di queste cose sia presente nel posto in cui vive.

    La precaria più stilosa del web ci trascina, pagina dopo pagina, cappuccino dopo cappuccino, nelle avventure, anche se sarebbe più giusto chiamarle disavventure, di una giovane e agguerrita esistenza passata ad abbattere i preconcetti tipici della provincia per realizzare le proprie ambizioni. O forse sono piani diabolici?

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    Blake Blink
    Autrice Zora Von Malice Saga
  • Ho visto per la prima volta Emma Travet a Torino, era una giornata di nebbia… fui affascinato dal suo racconto e decisi di regalare una copia di “Voglio scrivere per Vanity Fair” a quella che, in seguito, diventò mia moglie.
    La motivazione in quel momento non era chiara, ma lo fu in seguito: un legame non scritto e merito del fato decise per me! Da allora una relazione a colpi di tweet e post iniziò, e posso solo affermare che ne sono felice.
    Grazie Emma Travet, grazie Erica.
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    Filippo Dalla Villa
    Direttore Creativo Freskiz Comunicate