
Era il lontano 2007, avevo creato da poco Emma Travet, aperto il blog su style.it , realizzato il merchandising (specchietti da borsetta, lip balm, portachiavi/apri bottiglia, pin) e gli sticker che appiccicavo ovunque per Torino (cercando di non farmi pinzare, ovviamente). Senza ancora avere un capitolo, dico uno, del romanzo che stavo millantando di scrivere, (era proprio “Voglio scrivere per Vanity Fair”), promuovevo su myspace (alzi la mano chi aveva un account qui?) e sul blog il progetto emmat, parlando di emma come un personaggio vero, fotografando i miei accessori come fossero i suoi, raccontando le mie vicende come se le vivesse lei in persona. Ho scovato il primo post, datato 8 agosto 2007. Volete darci un’occhiata? Eccolo QUI. Ero lanciatissima con la guerrilla marketing, e, dopo aver conosciuto GEC art, artista torinese, gli avevo spedito dei manifesti, affissi sui muri di notte nella città di Cuneo (GEC, ora si può anche dire che sei stato tu).
ph gec art
Oltre a questo, inondavo le redazione dei giornali di miei comunicati stampa e inviavo le pin. All’epoca non c’erano ancora le Fashion blogger (o forse, se c’erano, non erano ancora così celebs come adesso), ma c’era già una realtà che si sarebbe consolidata negli anni, diventando un punto di riferimento per tutti quanti vogliono leggere cultura pop, pezzi interessanti, interviste mai banali, i migliori video musicali da vedere.
Si chiamava, e si chiama tuttora, frizzifrizzi. E un certo Simone Sbarbati, scrisse un pezzo su emmat e le pin. Guardate qui...
ph simone sbarbati